Poesie Lontane

Poesie inedite dal 1981 al 2018

A Loredana

Belle

 le mani

che   lavorano,

che   si aprono e si chiudono,

si   tendono

che  abbracciano

 e accarezzano.

Belli

gli  occhi

che  parlano e sorridono

che  scrutano e conoscono

che  si aprono e si chiudono

che piangono.

Belli

i piedi

che ci portano ovunque

toccano  la terra

ora  calda

ora  fredda

che corrono e si fermano

che ci legano al suolo

come alberi viventi

senza fissa dimora.

Belli

i capelli

d’ oro e d’argento

d’ ebano e di neve,

fili di vento ed aria

di seta e di velluto

sciolte criniere

da sentire addosso.

Bella

la bocca

che regala il sorriso.

Belle

le braccia

da scaldare al sole,

che cullano i bambini

e seguono una danza.

Bello

esser vivi

nel battito del cuore

nel dolore di una ferita

nell’ essere e fluire

nei pensieri liberi

e ribelli.

Che mai finisca

questo stupore antico

per il miracolo divino

della vita.

Nelle tue mani

Signore

il mio destino.       

                                                  (in ricordo di Loredana Barreca ,  31-01-2002)

Ritrovati

Tra queste marionette

immobili,

ti  ritrovo

menestrello   pazzo

colpito   dal sole.

Sei nel loro sguardo vetrato

sei nel loro abito vecchio.

Il suono andato

delle tue canzoni,

dà  parole a queste labbra,

rosate e mute

ridenti e gelate.

Tanto che,

tremo  e mi aspetto

che   all’improvviso tutte

prendano   a cantare, impazzite

perché   mosse a vita

da  un  furtivo

raggio   di sole.

Un fiore nuovo

Cattura

le mie parole banali

stanno correndo

come cani impazziti,

dietro il bianco coniglio,

senza colpe.

Ho un fiore nuovo

fra le pagine del cuore

ma non ho parole nuove.

E’ il caso che io mi fermi

perché il bianco coniglio

ha bisogno di riprendere fiato.

Il pensiero più libero

E’ il pensiero più libero

di un sassofono magico,

pazze idee d’ oltreoceano

col mio sorriso si alleano.

Nel cassetto,

briciole di tabacco.

E le lacrime, sotto il tacco,

schiacciale

come le ossessioni

di chi vive nell’ imbecillità

più sorda.

A Elvis

Sensibile.

Il bianco fiore parla

le parole più sacre.

Sensibile.

Il Santo di legno smaltato

osserva.

Sensibile.

Il nero merlo poggia

l’ aranciato  becco

sul  filo d’erba.

Sensibile.

Per berne la rugiada

nel mattino di brina.

Sensibile.

La mano scruta i tuoi capelli.

Più sensibili

piangono  gli occhi

per l’ innocenza ferita.

Acqua

Acqua

pane degli orti

delle strade grigie

strade di città

di gente sofferente

di Etiopie nascoste,

nascoste male,

come arti mancanti

al ritorno dalla guerra.

Ho appeso al tuo chiodo

il mio spazio di cielo

e il mio spazio di terra,

ho graffiato la pelle

con le unghie affilate,

premuto fino a toccare il cuore

ho voluto vedere.

Ho sentito la terra

aprirsi sotto ai miei piedi

e ho perduto il mio io

già da molto tempo.

Ho acquistato magia,

da elargire in dono

a chi ha perso,

gli slanci e il sapore

dell’ acqua che nutre,

per tenersi più stretto

l’io costante che vieta,

l’io che mai traballa,

che condanna

e violenta,

questo squarciato

respiro di sogno.

Un poco di te

Quante anime

può accogliere ancora

la parabola dei miei sogni,

la città tace

arroccata e antica

ma l’acqua del silenzio

non corre questo letto

 stasera

qui voci stanche

ripetono

il dispetto di essere in vita.

Solo un poco di te

Mi addolcisce le labbra,

quel poco di te

che mi porto addosso

e mi dice che

t’ amo.

Solo un poco di te

mi rischiara la mente,

quel poco di te

che ha aderito all’anima,

e mi porterò addosso

nei giorni,

nel tempo,

senza avvizzire

senza peso

senza parole,

questo poco di te

che vorrei fosse tanto,

fosse vita da infondere

dentro i vicoli soli

del paese che dorme,

come è solo e perduto,

come porta il tuo nome

e il mio nome,

come sei dentro tutto

e capisco che

t’amo

e che ho un poco di te

da portare nel mondo.

Ruggine

Ruggine è

Il colore

della ferrovia

e l’alto albero di fico

è percorso dal rapido volo

di passeri vivaci.

Più in là

albicocchi di mare

si curvano

e ancor più belle

queste canne vicine

e verdi

frondose

tra i rovi di more.

Non ho mai visto

farfalle bianche

volare in moltitudine

come  fossero uno stormo, migratore

eppure

eccole punteggiare vibrando

questa verde collina

che al sole

sta seccando.

Fossi una mora

fra quei rovi

avrei il mio posto

e il mio colore

anziché errare cercando

anziché cercare Dio

per non morire

non è così

mio Dio,

che ti volevo trovare.

Questo nuovo giorno di rancore

rinnega il mio credo

ma è portavoce di un sogno

a cui non so rinunciare

è canzone cantata

senza sosta

così come nel tempo

ruggine sarà il colore

della ferrovia

e albicocche e more

matureranno al sole

 e al sole io vedrò

il mio nuovo giorno d’ amore

fruttificare

e perdonare il male

non sarà più

nemmeno un pensiero.

Filastrocca

Canta, canta!

Burattino

occhi di cielo

e mani di legno

chinati, salta!

Hai per vita un giorno

un sogno, una storia

del temporale il tempo.

Seguimi, seguimi!

Burattino,

guance rosate

e testa di carta

ridi e più forte

t’ invento la vita

pure se taci

non è finita!

Ciglia dipinte

labbra socchiuse,

Voltati, gira!

Cantami un gioco

conta le perle

sul filo di seta

mostrami l’abito

a fiori e pois.

Chetati, chetati!

Burattino

reclina il capo

ma senza morire

domani

il sole

ti risveglierà!

Il sentiero

Il sentiero è cosparso

di polveri antiche,

vecchi pezzi di carta a colori

posano leggeri

sul mio tavolo.

Ho oggi un nuovo bisogno.

Ho oggi quell’ antico bisogno

di sapermi insegnare

la vita.

Ogni giorno è un filo diverso

da intrecciare alla trama

ogni filo ha un colore che dice

parole miste alla gioia e al dolore.

Il sorriso della maschera ingenua,

appesa al muro,

si fa beffa di me,

dei miei pezzi di carta a colori,

del mio falso giudizio morale.

Non c’è vento che possa pulire

quel sentiero di polveri antiche

e la trama continua a intrecciare

fili opachi con fili d’argento

fili d’oro con fili di sacco.

Futuro

C’è una fiaba

di lupi e bambini

di un giardino di meli fioriti

di casupole bianche e geranei

voglio un giorno narrarla anche a te.

Anche a te

che ancora non vivi

ma che già possiedi il tuo nome.

Tu vedrai

prima fra tutti

le mie lacrime

e non vorrò nasconderle.

Tu soltanto

potrai cambiare

questa roccia di egoismo

e ambizione.

Tu soltanto

varrai più di un sogno.

E per te

saprò cedere al tempo

e lasciare lo specchio riverso

la tua vita

non potrà che fiorirmi

di un bellissimo

autentico fiore.

Tu soltanto

varrai più di un sogno

bimbo che forse

io non avrò.