Critiche e Recensioni

"IL PERCORSO ARTISTICO DI GIUSELLA BRENNO" dalla monografia "Giusella Brenno. Sulla Natura dell'Arte"
Scritto da MANLIO GADDI
14/02/2014

"Una analisi del lavoro di Giusella Brenno, necessaria per arrivare ad una definizione del suo particolare contributo alla cultura figurativa, e non solo, può contare su una serie di testimonianze, e supportata dai molti riconoscimenti avuti negli anni, praticamente fin dall’inizio della sua attività artistica.
Brenno ha dipinto alcune opere sacre, e dichiara di amarle molto, ha scritto: “… la presenza di Dio, è per me importante.
Non ho comunque mai cercato l’esoterismo, tendo solo a rappresentare sogni, emozioni, vita, istinto di libertà, ”il volare” nel senso più alto dello spirito.
L’Arte per me è dono di Dio, ”CREAZIONE” nel senso più alto e intimo che l’artista può sperimentare ogni volta che si trova dinanzi ad una tela bianca.
Si può quindi ben dire che la sua opera è un inno al creato, ed essendo partita con soggetti particolarmente realistici, attraverso l’uso del colore e della materia, ampiamente sperimentata soprattutto nelle ultime opere dalla sabbia ai petali di rosa, è andata via via passando da pittrice della ragione a pittrice del sentimento. Per seguire con quanta costanza, con quanta forza elementare Brenno si sia sforzata di realizzare questa trasformazione da ragione sentimento, bisogna accompagnarla in un viaggio attraverso la sua opere,.
Simbolico e materico attraversano costantemente la sua opera. Vis retorica e speculativa attivano la forma in una inscindibile compenetrazione, come dimostrano compiutamente le ultime opere degli anni 2012-2013 esposte in mostra che sono sostanzialmente omogenee fra loro.

Le tre opere in oggetto (L’Angelo, Riflesso, Cefalù) sono simili fra loro fra uso dei materiali (sabbia, sassi, e olio od acrilico) ed impostazione scenica: mare e spiaggia. È una pittura gloriosa per la maestà della struttura compositiva in una visuale panica che pone come elemento fondamentale il rapporto luce materia.
La schiaritura dei colori, le tonalità, l’equilibrio compositivo, il controllo formale-costruttivo dell’immagine di natura è perseguito per realizzare un ordine mentale che costruisce forme pittoriche modellate plasticamente dal colore, ispessito dall’utilizzo della sabbia come componente di base.
Né L’Angelo si trova una commistione fra l’umano (le evanescenti impronte umane che resistono solo fra un’onda ed un’altra) ed il trascendente rappresentato dall’angelo che dura ancora meno, il tempo che l’acqua filtri attraverso la sabbia; in Riflesso nella pozza d’acqua si riflette un gabbiano in volo (forse Jonathan Livingston del celebre romanzo breve di Richard Bach?) in un ritorno alla natura, dove la stessa autrice dichiara: “Amo la leggerezza degli uccelli e il loro star sopra ogni umana sofferenza, così come la luna e le stelle.”; infine in Cefalù è fondamentale la barca in primo piano, barca che incarna da sempre l’idea del viaggio, della partenza e/o dell’arrivo, metafora della vita dal ritorno alle origini all’ultimo viaggio.
Il mare, madre di tutte le madri, dipinto con impasto di stesura e atmosferica dinamica, si presenta con differenza materica rispetto alla parte inferiore del quadro dove la superficie cromatica è più statica. Interessata al taglio della veduta l’artista, per non trasfigurare liricamente e simbolicamente la natura, è intenta a cogliere il fenomeno negli elementi che producono un’impressione sul soggetto, da suggestionata invece che da suggestionatrice.
La verifica di come Brenno ha prospettato il paesaggio per identificare il suo stile, propone una considerazione sul suo lavoro in generale. Si tratta di una pittura in se, dell’atto puro del dipingere in cui la qualità di rappresentazione è esclusa. L’interpretazione e l’invenzione del paesaggio possono essere intese quale teatro e manifestazione della vita dell’uomo in relazione profonda e vitale con la natura; predicando la relazionalità di soggetto e oggetto, al di là del realismo come dell’idealismo, nasce dall’interesse maturato dall’artista per l’informale.
L’interesse per l’informale è già presente nel 1986 con gli intriganti oli inseriti in un ciclo denominato Vibrazioni, ed entra anche in opere figurative, come Il gabbiano sempre del 1986 dove oltre ad una intreccio fra figurativo ad informale l’autrice inserisce un corpo estraneo alla pittura (forse per la prima ma certo non per l’ultima volta) come l’utilizzo di petali di rosa sui quali dipingere.
La materia misteriosa, con cui la pittrice crea un mondo reale magico, ci avvolge e ci affascina, dai giochi agli uccelli, dagli strumenti musicali alle immagini delle persone, dalle visioni naturalistiche ai paesaggi decorre la sua poesia, nasce la fonte di tenerezza: ci porta a far parte della sua creazione.
L’artista autentico nasce così, dalle cose. Le idee vengono dopo, come confronto con le cose. Nasce da un atto di amore col mondo; per un bisogno di vivere di più e fermare con l’immagine la porzione più lunga di tempo. La letteratura è memoria, e voler rivivere quel che si è già vissuto, rielaborando compiaciuti o irati un passato per sempre fuggito o per prefigurare un futuro bellissimo od orrifico. La pittura invece sorge dall’immagine presente, che può durare anche a lungo nella memoria ed essere frutto di memoria. Ma è nata allora, quando si è vista la cosa che ha impressionato, quando ci è piaciuto un colore, una unità tonale dell’ambiente. Può diventare perfino simbolo, ma simbolo della cosa vista, ripensata, trasformata, rovesciata ma vista.
I paesaggi dei luoghi originali di ispirazione conservano appena qualche particolarissimo riferimento fisico: un’ansa, un golfo, un chiarore di luna, un riflesso sul mare, una casa , un albero un’ombra e si impongono soprattutto per la decisa semplificazione che esalta una sorta di empatia atmosferica che porta la realtà alla dimensione del sogno piuttosto che viceversa, come invece accade generalmente a noi che ci sforziamo di realizzare i sogni.

Nei paesaggi dove il dialogo naturalistico è tutto con emblemi della nostalgia dei sensi: il canto degli uccelli, il volo delle falene, i fiori sotto la luna, i bianchi gabbiani, la luna nascosta e la luna rossa, il verde smeraldino del cielo-mare-foresta, la nuvola vagante e foriera di annunci, la barca che ricorda il viaggio, l’origine ma anche la meta, il destino ultimo, la ricerca, l’ansia di approdo: sono tutti elementi che ritornano nella pittura di Brenno come punti di riferimento di meditazione, di introspezione, di scoperta di se e del mondo, o meglio dei fantasmi o simulacri interiori che la realtà e il mondo hanno sollecitato.
Paesaggi e persone sono per lo più apparizioni evanescenti, sogni e memorie pulsanti in uno spazio scenico disegnato per una necessità di efficace teatralizzazione del racconto intimo, per rendere recitativa e colloquiale la rappresentazione degli affioramenti nell’anima e nella mente. In effetti, l’attitudine narrativa di Brenno appare come un sorvegliato scavo introspettivo, sostenuto da una energica volontà di rendere partecipi e da rilevante capacità di comunicazione grafico-pittorica, col segno e col colore. Le sintesi figurali sono sempre misurate, calibrate nell’efficacia suggestiva non soltanto tramite un attento progetto preparatorio e introduttivo, ma anche da una sensibilità autenticamente pittorica con cui Brenno mostra di sapere ben dosare il pigmento, inventare aloni, assorbimento di luce solare e lunare, come è nel caso dell’olio su tela e collage Notte d’estate, penombre delicatissime che esaltano la luminosità catturata sugli scorci, sui particolari che articolano e sostengono la narrazione.
Il suo modo di dipingere corrisponde soprattutto a un processo di interiorizzazione della realtà nella memoria per appropriarsene nel modo più completo e per crearsi la possibilità di tornare più e più volte -ora con piacere, ora con meraviglia, ora con nostalgia- a esplorare, interrogare, raffinare il proprio vissuto. La sua pittura, in questo senso, è il suo modo di registrare, di conservare, le cose, gli altri, la propria storia, le proprie nostalgie, di contemplare i ricordi e le assenze, le perdite e le scoperte, di mantenere un rapporto vivo con la vicenda personale e con quella collettiva.
Per capire l’arte di Brenno è importante non indugiare sulle prime apparenze, sulla superficie dei quadri, sulla semplice rappresentazione: da una parte bisogna lasciarsi anche assorbire dallo spazio narrativo, entrare nella scena, e a poco a poco, partecipare del clima magico e favolistico del racconto; dall’altra parte occorre che il nostro sguardo assorba il quadro e lo spazio scenico portandoli dentro di noi, assimilandoli lentamente, fino a farli coincidere con il nostro spazio di risonanza, di reminiscenza, e facendoli così interagire col nostro immaginario poetico, intenerendo e riplasmando la nostra sensibilità.
La pittura di Giusella Brenno è un dono, fatto d’infanzia e di magia, con luci ed ombre che ci avvolgono e ci fanno sognare. Sono quadri davanti ai quali sentiamo il bisogno di rimanere, presi dalla bellezza ottenuta dalla conoscenza e dalle esperienze di vita."
"MODULATE ARMONICHE RADICI DEL SENSO E DEL MITO NATURALISTA"
Prof. Alfredo Pasolino
Catalogo Mostra bi-personale "ART WALK 2017" a Palazzo Zenobio (Venezia)

Le sue radici fonde dell’inconscio archetipo del senso e del mito, nel manifestarsi di sedimenti e stratificazioni dell’anima individuale si evidenziano in una pittura a tecniche miste. La sua è pittura… di schema junghiano a livello onirico. Giusella utilizza materiali diversi, quale ricerca formale dei colori e della ruvidezza naturale simbolica,portando la materia ad affioramenti di impasto o collage: carte colorate gesso e colla impastati, conglomerati ad un fraseggio metamorfico ambientale e al suo fraseggio poetico di natura. Poliedrica, versatile, frutto attento della memoria sensitiva sognante,la Brenno restituisce al corpo formale delle tradizioni, l’energia con lo slancio vitale richiamato in simbiosi con i moduli della natura marinara. Per questo la sua ricerca artistica esige la manifestazione del sogno fantastico nostalgico e romantico. Colori a volte squillanti, lussureggianti quale parte della natura naturans tropicale. All’umano come inverarsi del mito salino delle arenarie marine, nel suo realismo fantastico. Ne restituisce vitalità, impressione palpitante, parola. La sua è prospettiva di ricerca e di comunicazione del subconscio specchio delle estreme interiorità umane al tempo, quale recupero di suggestioni e di forti sensazioni, ritrovando l’afflato poetico lirico. Nel dare senso e innervatura all’esistenza riaffiorante nella consapevolezza di valori interni.
L'ELITE 2016 - ANNUARIO DELL'ARTE
RTITALIA a cura di Roberto Perdicaro
30/11/2015

Recensione dell'opera *IL VECCHIO E IL MARE*(2015)
L'opera di Giusella Brenno è l'ideale punto d'incontro tra due forme d'arte,Pittura e Poesia,che raramente si compenetrano così efficacemente,sviluppando inedite emozioni e suggestive riflessioni.L'immagine è fiabesca,epica,romantica: sintonizzata alla perfezione sulle frequenze del cuore,essa rappresenta il primo passo verso un viaggio straordinario,un'esplorazione delle più recondite profondità dell'animo umano.
Mostra Mini Personale* Galleria La Spadarina* Piacenza 8-22 febbraio 2015
Curatore-Architetto Fabio Bianchi
24/02/2015

Giusella Brenno da anni propone un approccio pittorico sempre più materico, sempre più lontano dalle velature cromatiche dell'olio per puntare sulla forza intrinseca del polimaterico. Perché screziando e movimentando la tela con sabbia, sassi e altro ottiene un accattivante effetto visivo, introduce un'ulteriore valenza espressiva. Anzi richiama le potenzialità della gran madre terra visibile soprattutto nelle marine, soggetto tra i più frequenti dell'ultima produzione, vero e proprio leitmotiv. Le marine così trattate hanno qualcosa di magico, di irreale, inducono una sospensione fra terrestre e celeste. Non dimentichiamo altre opere tradizionali come il tenero e romantico *L'albero della vita* o, venato di simbolismo, *La strada della musica*.
Un'anima tra mare e cielo*
Prof.Gianluigi Guarneri
08/09/2014

8 settembre
TRA MARE E CIELO
Le opere della lombarda Giusella Brenno
“Spero che nelle mie opere possiate vedere lo spirito che le anima”: lo ha riferito la monzese Giusella Brenno concludendo a Cremona la presentazione della sua personale.
Nelle sale di Immagini, Spazio, Arte di via Beltrami hanno trovato posto i dipinti che riassumono, in rapida progressione, l’intenso cammino artistico vissuto in questi anni dalla Brenno.
“La sua passione per la pittura è emersa fin da subito” ha osservato il critico d’arte Gianluigi Guarneri, chiamato ad illustrare il percorso espositivo allestito nelle sale della galleria cremonese.
Dopo i primi esordi artistici Giusella Brenno ha avuto all’Accademia di Brera maestri di assoluto valore del calibro di Contatore, Turchiaro e Addamiano che le hanno consentito di sviluppare il suo stile assolutamente personale.
“L’artista di Nova Milanese si muove tra realtà e sogno cercando di comunicare allo spettatore le sue emozioni” ha ribadito Guarneri.
Molti sono i dipinti dedicati al mare ed al cielo, enormi spazi azzurri e blu che si popolano di elementi reali e simbolici che rimandano oltre la loro essenza.
Nelle sue ultime opere Giusella Brenno ha aggiunto al colore altri elementi materici, ricavando composizioni di indubbio fascino.
Non mancano le parole, richiami a quella vena poetica che ha permesso all’artista monzese di segnalarsi negli ambienti letterari a livello nazionale.
Tra cielo e mare
Prof.ssa Mariaelisa Bellinghieri
05/10/2014
PRESENTAZIONE DELLE OPERE DELL’ARTISTA
GIUSELLA BRENNO


L’opera dell’artista Giusella Brenno si presenta eclettica nei soggetti,in cui dominano: cielo, terra, mare, alberi, uccelli, pesci, strumenti musicali, tematiche sociali, diversi aspetti della vita personale e 
familiare.
Con un leitmotiv che li accomuna: la trasmigrazione dalla realtà al ricordo, al sogno, al simbolo.
I toni si accendono o si placano, vibrano le superfici grazie alla stesura pittorica gradevolmente materica.
Dalle trasparenze dell’inchiostro di china si passa alle velature della pittura ad olio, alle spatolate dell’acrilico, al brillio dell’oro, alle sovrapposizioni del collage.
Il segno distintivo marcato si fa essenziale negli elementi ,che si trasformano e acquisiscono dinamicità; le composizioni si arricchiscono di suggestioni oniriche, di simbolismi intelligibili, di frammenti trattenuti nel loro scorrere.
I caldi colori dominanti delle terre si esaltano nella contrapposizione con disarmonica con le tinte fredde.
Si tratta, in varie tele, di vere e proprie ‘poesie visive’ nelle quali le immagini dipinte si fondono con le parole scritte; anche gli stessi titoli dei quadri sono ulteriori contributi dell’artista alla comprensione della sua espressione pittorica.
Qualche volta ella riprende il medesimo tema e ne realizza variazioni, come in “Impronte (I e II)”: non si tratta solo di rielaborazione di forme e di colori, ma di un racconto emozionale che si svela pian piano, fatto di presenze-assenze , nel fluire del tempo.
Alcune sue opere , come “Nuvole” e “L’abbraccio della notte”, sono solo apparentemente ‘visionarie’, perché espressioni figurative della realtà tangibile dei sentimenti.
Colpita dalla storia di Malala Yousafzai (una ragazza pachistana che per la sua lotta per il diritto allo studio delle bambine venne ferita per mano dei talebani da un colpo di pistola alla testa, sul pullman che la 
riportava a casa da scuola), la pittrice ha realizzato una sua toccante interpretazione che ha ottenuto una segnalazione ad un concorso.
Le tele di Giusella Brenno dimostrano una personalità dalla spiccata sensibilità, traboccante e coinvolgente che attendiamo fiduciosi possa darci ancora molto!
Maria Elisa Bellinghieri
L'arte di Giusella Brenno: "Tra mare e cielo"
Autore Gianluigi Guarneri
18/09/2014

Il Prof.Gianluigi Guarneri,critico d'arte e docente della cattedra di Storia dell'Architettura al Politecnico di Milano,scrive sulle opere di Giusella Brenno in Mostra Personale alla Galleria IMMAGINI SPAZIO ARTE in concomitanza con il Concerto dedicato a Stradivari al Museo del Violino di Cremona.
" L'Arte di Giusella Brenno"
Autore : Xante Battaglia, Artista e Docente di Pittura all' Accademia di Belle Arti di Brera.
1/02/2014

" I lavori della Pittrice Giusella Brenno sono raffinati e realizzati con grande "Mestiere". La sua Post Figurazione si pone Nuova ed Originale, riscattando la Materia, da lei manipolata, con dei "preziosismi" unici nel loro genere, mezzo per evocare le sue immagini e i suoi paesaggi."
"MAI LE SPALLE" di Anna Soricaro
Recensione per le opere grafiche esposte nell' Evento "Mai le spalle"
Barletta, 13/09/2019
Giusella Brenno si lascia guidare dal suo istinto in percorsi fatti di astrazione e figurazione. La figurazione in esposizione è su carta ed è in questo che si assiste la grandezza di una mano sapiente che riesce, anche quando c’è la materia, a non essere mai invadente cercando le trasparenze. Ogni opera necessita di uno studio attento che è il solo in grado di svelare le stratificazioni che ci sono poiché c’è una continua ricerca personale. E’ come una ballerina l‘artista, danza sulla superficie sulle punte attenta a non cadere e minuziosamente dettaglia opere di piccolo e grande formato con una grazia ed una soavità di difficile reperimento oggi. E’ straordinario notare come la materia sia sempre leggera, delicata e mai invadente, non la si percepisce se non si scruta la superficie con attenzione ed è in questa raffinatezza diffusa che risiede la grandezza di un’artista dalla mano abile ed esperta che ancora utilizza la purezza della carta per incantare e stupire con grandiosità estrema.
“FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE” Volume IV
Di Rosario Pinto
Edizione NAPOLI NOSTRA 2018
Direttore Gennaro Corduas
Il prodotto della ricerca di Giusella Brenno trova il suo ancoraggio vitale nella concezione di un rapporto armonico con la consistenza materica delle cose.
Non v’è dubbio che la nostra artista sappia avvertire l’intensità urgente del divenire e dei processi di trasmutazione che caratterizzano il corso della vita e proprio alla messa in evidenza di tali istanze esistenziali provvede a dare spessore andando a nutrire la sua pratica creativa di una straordinaria accentuazione gestuale.
Dire accentuazione gestuale significa andare alla scoperta nella pratica creativa della nostra artista di ragioni morali ed esistenziali che giustifichino il porsi di un’ ansia di ricerca che sappia volgersi a fornire certificazione dell’incidenza dell’esperienza umana come fonte ineludibile di ogni conoscenza possibile.
L’arte, in tal modo, non solo mostra d’essere “oggetto” di interpretazione ma si fa essa stessa “criterio” di interpretazione e ciò dona al fruitore l’opportunità di poter giovarsi di uno strumento validissimo, uno strumento che consente di ampliare notevolmente l’escursione delle possibilità tradizionali, riportando, ad esempio, la misura di un aniconismo informale a costituirsi in opportunità strumentale di conoscenza del mondo.
Sarà evidentemente una conoscenza atipica quella che così si dischiude e cui l’attività della nostra pittrice contribuisce a dar peso e consistenza efficace: e sarà ancora quella della Brenno una opportunità di conoscenza che si determina come alternativa di convincente profilo che non pretende di sostituire la logica di ascendenza sistematica, ma di mostrare una diversa ed irrituale configurazione metodologica.
Ecco, allora, che l’universo segnico di Giusella acquista spessore e significato sempre più intensi, allineando i modi dell’ artista a quelli di una figura demiurgica, senza che la carica dell’impressa materica debba necessariamente sottostare alla prescrizione metafisica e sovrordinata.
Si rivela, in tal modo, con straordinaria intensità propositiva il portato di una costruzione di impianto aniconico che conserva irrinunciabile e incidente il rapporto con la realtà ambientale, pur non avvertendo esso alcuna necessità di abbracciare l’intesa riproduttiva della realtà come snodo epistemologico o come chiave di interpretazione del dato.
Si accartocciano vibratilmente le esperienze di vita e la dimensione artistica ne individua il tracciato, raccogliendone le tracce attraverso il segno che l’ artista deposita liberamente sul supporto, lasciando sedimentare nel contesto della sua creazione il portato di un’ esperienza umana che sarebbe riduttivo pensare di potere imprigionare nel ristretto di un’ immagine concepita all’interno di un rapporto emulatore della datità epifenomenica.
Come si può ben comprendere, tentiamo di istradare la nostra valutazione critica privilegiando la messa a fuoco dell’ancoraggio “oggettuale” che la pittura della nostra artista sa proporre come fattore costitutivo e dirimente del suo percorso creativo, additando, per effetto di ciò, come la consistenza delle cose possa trovare un proprio abbrivio significazionale indipendentemente dalla sua apparizione mimetica.
La pittura di Giusella Brenno, come opportunamente rileva Manlio Gaddi, “è il suo modo di registrare, di conservare le cose, gli altri, la propria storia, le proprie nostalgie, di contemplare i ricordi e le assenze, le perdite e le scoperte, di mantenere un rapporto vivo con la vicenda personale e con quella collettiva” (Manlio Gaddi, Giusella Brenno, Sulla natura dell’ Arte, s.i.l.2014, pp. 10-11).
Ciò che appare interessante, all’ interno delle prammatiche creative della nostra contemporaneità- e, quindi, in pratica nel tessuto connettivo di tutta l’arte del ‘900- è poter osservare come la duttilità stilistica possa configurarsi non come sterile dispiegamento di prelievo, quanto, piuttosto, come fertilità di istanze eclettiche, capaci di proporre una profilatura di progressivo incremento dell’ azione creativa.

Contenuto delle pagg. 291- 294- 295 del Volume